Misuratore di potenza o cardiofrequenzimetro?
Chiunque utilizzi regolarmente un cardiofrequenzimetro si è posto la questione riguardo l’upgrade al misuratore di potenza. La potenza è un parametro istantaneo, non soffre di latenza. I ciclo computer moderni permettono di visualizzare la potenza basandosi su medie mobili temporali (Garmin per esempio 1/3/10 secondi) così da fornire all’atleta un informazione corretta e interpretabile real-time. Questo il principale e ovvio vantaggio.
Lavorando con la potenza i parametri disponibili sono in numero maggiore rispetto a quelli utilizzati con il cardiofrequenzimetro. Questo significa accorgimenti supplementari da parte dell’atleta che necessita di maturare un aspetto “gestionale” riguardante l’esecuzione dell’ allenamento e della gara.
Limiti del cardiofrequenzimetro
La ricerca ha dimostrato l’efficacia delle zone allenanti se definite ed eseguite con un criterio oggettivo. Senza misuratore di potenza il cardiofrequenzimetro è lo strumento atto a fornirci una stima dello sforzo che stiamo sostenendo ma dobbiamo ricordare che lo sforzo (potenza erogata) è funzione di molteplici variabili di cui solo una è la frequenza cardiaca (ma non l’unica!). Basarsi sulla fc per determinare lo sforzo che stiamo facendo significa utilizzare un modello di misura indiretto.
Per esempio, pensiamo ad un atleta che è costretto a fare 1 settimana di riposo per un problema muscolare, al rientro, a parità di potenza erogata in una ripetuta, la sua frequenza cardiaca sarà superiore (anche di 5/10 battiti) rispetto alla settimana precedente. Il fenomeno riguarda il rapporto fc/gittata sistolica che si modifica facilmente con l’allenamento/riposo . In questo caso, se utilizzassimo le zone cardio eseguiremo la ripetuta ad un’intensità (sforzo) che non è quella corretta.
Elenco delle variabili che influenzano la frequenza cardiaca:
- temperatura e umidità dell’aria
- altitudine
- disidratazione
- alimentazione
- raffreddamento
- malattia
- medicinali
- stress psicofisico
Comprendiamo quindi come la misura indiretta dello sforzo tramite la frequenza cardiaca sia alquanto aleatoria.
Gestione della seduta allenante
L’allenamento con solo il cardiofrequenzimetro non permette di eseguire correttamente una buona parte dei lavori allenanti che invece sono perfettamente eseguibili con powermeter o meglio con doppia acquisizione cardiopower (cardiofrequenzimetro + powermeter).
a) Sprint corti (<10’’) in questo caso il segnale fc non fornisce nessuna informazione e l’intensità del lavoro è lasciata alla nostra sensibilità personale (nell’immagine sotto vediamo chiaramente gli sprint in termini di potenza, nulla si comprende guardando la fc)
b) Ripetute brevi (<3’): lo sfasamento in risposta del cuore rispetto allo sforzo erogato non ci aiuta nella corretta esecuzione della ripetuta (nell’immagine sotto un lavoro 1’AO+4’Z5 che non avremo potuto eseguire correttamente osservando solamente la fc)
c) Lavori metabolici lunghi (>1h): ogni atleta deve scontrarsi con la propria caratteristica di resistenza aerobica. A parità di potenza erogata, con il trascorrere del tempo, la frequenza cardiaca aumenta (deriva aerobica)
Parametri di gestione real-time
Allenarsi con il misuratore di potenza permette di conoscere molte informazioni riguardo al carico di lavoro istantaneo e consuntivo di seduta. Il valore di potenza istantaneo Pw insieme ai parametri NP / IF / TSS permettono un adattamento dell’allenamento real-time rispetto alla condizione dell’atleta. La visualizzazione di questi parametri permette di lavorare più correttamente sugli aspetti seguenti.
a) Recuperi tra le ripetizioni: possiamo definire con precisione quale sia il corretto tempo di recupero al fine di iniziare la ripetuta successiva basandosi sulla “ricarica” del serbatoio energetico gestendo così recuperi completi e incompleti.
b) Numero di ripetizioni: sapremo quando è opportuno fermarci o quando continuare senza doverci basare su un valore predefinito e fisso piuttosto che sul fattore di decadenza della potenza legato all’affaticamento .
c) Normalizzazione della potenza: potendo confrontare tra loro lavori differenti parlando sempre la stessa lingua (potenza normalizzata)
Con questa possibilità l’allenamento è ragionato a tavolino e adattato su campo (allenamento in retroazione). Questa è la via più breve e metodologica per esprimere il potenziale massimo che è in ognuno di noi.
Parametri di gestione long-term
Per anni si è tentato di trovare un modello solido e robusto per computare volume ed intensità della seduta in un unico parametro che fornisse informazioni sul trend allenante nel lungo termine. Basandosi solo sul cardiofrequenzimetro mai è stato ottenuto un modello fruibile e concretamente rappresentativo della realtà. L’avvento del misuratore di potenza ha risolto questo problema con una facilità disarmante. Acquisendo i valori di coppia e cadenza viene computata la potenza istantanea quindi, la potenza normalizzata, i fattori di intensità, il carico di lavoro giornaliero, settimanale e mensile. Con opportune tecniche possiamo elaborare questo trend e programmare le sedute al fine di massimizzare lo stato di forma (relazione form = fitness+fresheness) nel periodo focale di stagione. A tal proposito vengono utilizzati i parametri ATL/CTL/TSB relativi a fatica acuta, cronica e stress balancing.
Test funzionali in autonomia
Ulteriore vantaggio è quello di poter effettuare i test funzionali in completa autonomia. Il powermeter è a tutti gli effetti un ergometro dunque, con le dovute istruzioni e criteri del caso possiamo effettuare test funzionali al il fine di individuare i parametri necessari all’utilizzo dei modelli di prestazione (FTP, CP/W). Ripetendo periodicamente i test manterremo aggiornate le soglie di lavoro e valuteremo lo stato della performance attuale. Gli unici test di livello superiore sono il test metabolico e il test del lattato. Come gold standard è opportuno affiancare al primo test in autonomia un test di livello superiore così da verificare la correttezza dei valori ergometrici.